Investire, com’è noto, è una delle peculiarità che contraddistinguono i cittadini italiani. D’altro canto, essi hanno attuato, da sempre, un atteggiamento più di una formica che da cicala, al punto che, nonostante l’enorme peso del debito pubblico, che aumenterà a dismisura nei prossimi anni a causa della crisi causata dall’esplosione della pandemia, il nostro paese viene considerato attualmente solvibile agli occhi degli operatori finanziari internazionali.
Il risparmio privato, infatti, è tra i più alti al mondo. E spesso, soprattutto nelle fasi peggiori delle tante crisi vissute negli ultimi vent’anni, dalle Torri Gemelle al Covid passando per Lehman e l’attacco – nel 2011 – al nostro debito pubblico, hanno costituito un importante fondamento per la sopravvivenza di molti nuclei familiari italiani.
Gli italiani e la perdita di appeal dei titoli di stato
La cultura del risparmio, a dire il vero, si è alimentata significativamente dalla fine degli anni ‘70 sino ai primi anni ‘90, quando gli italiani, a detta di molti analisti finanziari, vivevano al di sopra delle proprie possibilità. Lo stato italiano, in tal senso, ha aiutato i propri cittadini, garantendo un elevato tenore di vita ed un ombrello protettivo significativo in ogni ambito e settore, al fine di ottenere consenso e poter arricchirsi, in alcuni casi, con comportamenti poco lusinghieri.
L’inchiesta di Tangentopoli, in tal senso, rese pubbliche le magagne dei politici della Prima Repubblica e, di fatto, costituì uno spartiacque anche per il tenore di vita dei cittadini italiani, che negli ultimi trent’anni si è gradualmente abbassato per poi diminuire in misura maggiore nell’ultimo decennio. Il crollo del potere d’acquisto, in tal senso, ne è la più fulgida testimonianza: negli ultimi due lustri, solo quello dei cittadini ciprioti e greci si è eroso in misura maggiore all’interno dell’Unione Europea.
Questa serie di fattori ha reso meno solido il giudizio sul nostro debito pubblico, nonostante, fin qui, le casse del Ministero del Tesoro abbiano sempre fatto fronte ai propri impegni ad ogni scadenza. La minor solidità delle finanze italiane, inoltre, ha fatto il paio con una significativa diminuzione dei rendimenti offerti, complice, soprattutto nell’ultimo decennio, la politica particolarmente accomodante della Banca Centrale Europea in tema di tassi ufficiali di sconto.
Col chiaro intento di sostenere l’intera area dell’Unione Europea, l’istituto di Francoforte ha progressivamente abbassato i tassi, portandoli, negli ultimi anni, addirittura in area negativa. Questa mossa, volta ad incrementare la liquidità nei mercati finanziari e nell’economia reale, ha reso decisamente meno attraenti i nostri BTP, già segnati da una forte perdita di appeal a causa delle tensioni sulle nostre finanze pubbliche.
Gli italiani restano convinti che i BTP siano un porto sicuro: ma è effettivamente così?
La domanda che tutti si pongono oggi, di conseguenza, è se i titoli finanziari emessi del MEF possono essere considerati ancora “sicuri”: la maggior parte dei cittadini è convinta che ancora lo siano, ma se guardiamo ai giudizi del mondo finanziario e delle agenzie di rating così non è. E non di rado, alcuni dei più importanti portali finanziari, dove i risparmiatori possono allocare i propri risparmi tramite il trading online, viene suggerito di mantenere in portafoglio una percentuale non eccessiva dei nostri titoli del debito pubblico.
Per gli italiani, di conseguenza, guardare in casa propria alla ricerca di titoli sicuri, o a rischio basso, ed in grado di garantire un rendimento sufficientemente apprezzabile, è un’impresa tutt’altro che semplice, a differenza di quanto avvenuto negli scorsi decenni. D’altro canto, il rapporto Defict/PIL, complice la crisi economica causata dal coronavirus, è destinato a raggiungere la mostruosa cifra del 160%.
Detenere solo ed esclusivamente titoli del nostro debito pubblico, di conseguenza, è sconsigliato. Spulciando in rete, però, abbiamo trovato questo articolo sui migliori investimenti sicuri, che possono aiutare i cittadini del Belpaese nella scelta di asset finanziari considerati affidabili e supportare gli stessi nella costruzione di un portafoglio investimenti diversificato e a rischio contenuto.