Sono tantissime le famiglie che si trovano a dover gestire le esigenze quotidiane di un anziano non più autosufficiente. In questi casi, si valuta il ricorso all’assistenza domiciliare. Dal momento che sono numerose le realtà che la erogano e che si tratta di un servizio che ha diversi volti, cerchiamo, nelle prossime righe, di capire qualcosa di più in merito.
Tipologie di assistenza domiciliare
Non importa che si parli di assistenza domiciliare a Torino o di servizi erogati in altre città. Quando si chiama in causa questo ambito, è cruciale soffermarsi sul fatto che esistono diverse tipologia di servizio.
Nello specifico, si parla di assistenza domiciliare programmata, di assistenza domiciliare integrata o di ospedalizzazione domiciliare. Nel primo caso, la famiglia dell’anziano – ma anche del soggetto disabile più giovane e non in grado di provvedere pienamente a se stesso – può richiedere prestazioni periodiche e appunto programmate, che vengono erogate con cadenza settimanale, quindicinale o mensile. Nella maggior parte dei casi, questa strada viene scelta quando la persona si trova in uno stato temporaneo che non gli permette di accedere allo studio del proprio medico di fiducia.
L’assistenza domiciliare programmata può rivelarsi utile anche a un altro scopo. Quale di preciso? Quello di avviare i familiari all’esecuzione di prestazioni di base finalizzate alla gestione del soggetto disabile (p.e. l’igiene del letto).
Il servizio in questione può essere fornito a pagamento da strutture private ma anche gratuitamente dalle ASL. In alcuni frangenti, la famiglia dell’anziano o del disabile fornisce un contributo che viene parametrato sulla base del reddito.
Parliamo ora invece dell’assistenza domiciliare integrata. Quando la si chiama in causa, si inquadra una situazione in cui il paziente è interessato dalla somministrazione di diversi trattamenti che vengono gestiti da professionisti diversi. Tra questi rientra il medico curante, ma anche il fisioterapista e il medico specialista (giusto per citare alcune tra le possibili alternative).
Questa scelta ha uno scopo ben preciso: evitare per quanto possibile il ricovero della persona anziana o disabile. L’assistenza domiciliare integrata viene scelta anche in altre situazioni. Tra queste, è possibile citare quelle che coinvolgono i malati terminali.
La decisione di sottoporre o meno un paziente all’assistenza domiciliare spetta al medico curante e allo specialista della patologia principale di cui il soggetto soffre. Questi professionisti, valutando in maniera olistica le condizioni della singola persona e l’ambiente familiare, possono ritenere la cura a casa la migliore alternativa per vivere il percorso in maniera serena.
A questo punto, è arrivato il momento di parlare dell’ospedalizzazione domiciliare. Di cosa si tratta? Di una tipologia di assistenza domiciliare che riguarda i soggetti anziani ma anche disabili che hanno bisogno di cure 24 ore su 24.
In queste situazioni, intervengono i professionisti che si occupano di assistenza domiciliare integrata, ma non solo. I pazienti che richiedono l’ospedalizzazione domiciliare necessitano infatti di essere sostenuti nelle loro funzioni vitali da appositi macchinari, come per esempio quelli finalizzati all’erogazione di ossigeno.
A differenza di quanto accade con l’assistenza domiciliare integrata, in questo caso si può parlare di un tempo limite, che si aggira generalmente attorno ai 60 giorni. Quando si parla di ospedalizzazione domiciliare, è necessario ricordare che, dietro alle cure somministrate al soggetto malato, c’è una vera e propria equipe ospedaliera che ha la responsabilità delle sue condizioni.
Chiarito questo aspetto, è naturale domandarsi cosa sia meglio tra assistenza domiciliare e ricovero in RSA. Dare una risposta univoca non si può, dal momento che tutto dipende dalla situazione della singola persona e, come già detto, dall’ambiente familiare, che può rivelarsi, proprio per la sua intimità, il luogo più adatto per vivere le cure (anche palliative).