La società in cui viviamo è sempre più complessa, l’essere umano chiamato ad occuparsi di un numero sempre più elevato di questioni quotidianamente o anche contemporaneamente, i ritmi sempre più serrati e per certi versi pressanti: sono i risvolti di una costante evoluzione, tecnologica e non solo. Una situazione che porta ad un numero incredibile di benefici, ma che ha anche un prezzo da pagare. Molto spesso, questo avviene in termini di stress.
E collegato a questo fenomeno, negli ultimi decenni si è sviluppato e diffuso un elenco fornito di patologie e problematiche relative alla salute delle stesse persone. Una delle più famose risponde certamente al nome di attacchi di panico. E tuttavia, si tratta di un disturbo che ancora troppe volte è confuso con stati di “normale” ansia o altre situazioni simili. Proviamo in queste righe a tracciare un quadro quanto più preciso.
Dagli attacchi di panico al disturbo
Cominciamo con un doveroso presupposto: per conoscere al meglio qualsiasi informazione relativa ad ogni tipo di patologia, così come per seguire un percorso nell’ottica di affrontarla nel caso ne avessimo il bisogno, è necessario rivolgersi ad esperti del settore come studiolevele.net. Si tratta di problematiche serie che non vanno sottovalutate e che per essere sconfitte necessitano del supporto di specialisti. Detto questo, proviamo qui a tracciare un profilo di questo disturbo e di come poterlo curare.
Ma perché lo definiamo disturbo? Perché gli attacchi di panico, per loro stessa natura, portano ad un disturbo. Un singolo attacco di panico consiste infatti in un episodio di intensa paura che si verifica in modo improvviso e inaspettato. Proprio per queste caratteristiche, un attacco di panico sfocia naturalmente in un disturbo da panico: ovvero, la paura di poter provare nuovamente quella sensazione, e in particolare di poterne essere vittima in determinati luoghi e situazioni. Dunque il disturbo da panico si configura come una sorta di paura della stessa paura.
Ma come si configura un attacco di panico? Come abbiamo detto, è un evento che si manifesta in maniera improvvisa senza fornire segnali di alcun tipo. Questo almeno per quanto riguarda le prime volte: in un secondo momento possono diventare più riconoscibili, per una persona che ne soffre da tempo. E si tratta di eventi che, rifacendoci anche all’introduzione, si verificano nella maggior parte dei casi in concomitanza di periodi in cui il soggetto è sopposto a profondo stress.
La durata media si aggira attorno ai 20 minuti, ma si tratta di una tempistica assolutamente indicativa. Quali sono i sintomi degli attacchi di panico? Andiamo a vederli, tenendo bene a mente che non necessariamente si presenteranno tutti insieme: palpitazioni e tachicardia, sensazioni di instabilità riconducibili a capogiri e vertigini, tremori più o meno pronunciati, sudorazione accentuata, sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto, brividi, vampate di calore, parestesie (intorpidimento), nausea, sensazione di asfissia.
Come comportarsi e come curarli
Tutti i sintomi precedentemente elencati rimandano ad una derealizzazione: una percezione del mondo esterno come strano, irreale e distaccato. Ma una volta che abbiamo riconosciuto un attacco di panico, in noi o in qualcuno a noi vicino, come dobbiamo comportarci? Come già detto è sicuramente fondamentale affidarci al consulto e all’aiuto degli specialisti.
Questi analizzeranno la nostra casistica e capiranno se è meglio agire attraverso una psicoterapia (che di solito si configura attraverso tecniche cognitive, comportamentali ed esperienziali) e se è il caso di associare a questo percorso l’assunzione di farmaci appositi. Per la cura farmacologica di questo campo, solitamente si utilizzano due classi di prodotti: benzodiazepine e antidepressivi. L’assunzione di questi farmaci resta tuttavia sconsigliata, e ve ne si fa quindi ricorso soltanto per determinate situazioni.